• Diritti d'autore - Opere delle arti figurative e dell'architettura

18 ottobre 2018

Svenska syndabockar: l'uso trasformativo in Svezia

di Francesca Di Lazzaro

Il tema della libera riutilizzazione di opera altrui è da anni oggetto di dibattito, soluzioni diverse vengono infatti adottate dai diversi Stati evidenziando così l'impossibilità di giungere ad una regolamentazione comune. Come noto, a livello europeo, non vi è una disciplina unitaria per quanto concerne le limitazioni ed eccezioni ma, la InfoSoc Directive, provvede a fornire un elenco di limitazioni ed eccezioni tra cui i Singoli Stati membri possono scegliere. Le stesse, una volta implementate, andranno interpretate conformemente all'orientamento comunitario.

Un sistema improntato a tale rigidità, tuttavia, non sempre è in grado di rispondere in maniera adeguata e con sufficiente flessibilità agli utilizzi che in concreto vengono effettuati.

Agli studiosi del settore, la pronuncia della Suprema Corte Svedese del 21 febbraio 2017 che ci apprestiamo ad analizzare, ricorderà il caso Eva-Maria Painer nel quale la Corte europea dettò i fondamenti dell'utilizzo di foto (o più in generale dell'utilizzo di opera altrui).

Tornando alla questione che qui interessa passiamo a descrivere il caso: si tratta di una disputa giudiziale insorta come conseguenza della realizzazione di un dipinto tratto da una fotografia scattata da un soggetto terzo. In particolare un fotografo, Jonas Lemberger, vantava la titolarità dei diritti su uno scatto ritraente Christer Pettersson, inizialmente sospettato dell'uccisione del Primo Ministro Olof Palm. Se in un primo momento, stante le vicende processuali che l'avevano coinvolto, la circolazione della foto era stata consentita nella varie testate giornalistiche, la realizzazione di un dipinto che traeva spunto dallo stesso aveva una finalità diversa rispetto all'ordine pubblico o all'informazione.

Il dipinto faceva parte di una serie chiamata "Svenska syndabockar" e l'artista, Markus Andersson, decise di esporre l'opera tratta dalla foto. La realizzazione del dipinto aveva certamente finalità trasformativa: l'uso dei colori, l'apposizione di una capra a margine del dipinto e la decontestualizzazione del soggetto contribuivano a realizzare un'opera che si distaccava profondamente dalla fonte d'inspirazione ma, senza una norma volta a consentire tale uso libero, come si può determinare la liceità  dell'utilizzo?

La discussione della Suprema Corte rimanda a quanto già trattato dalla giurisprudenza italiana (v. caso "Baldessari-Giacometti") e si basa su una distinzione tra rielaborazione creativa, intesa come opera nuova ed indipendente, e le ipotesi di plagio; tale distinzione viene effettuata considerando il grado di autonomia che la nuova opera ha rispetto alla precedente e, quindi, effettuando una valutazione sul "distacco" dalla stessa in termini di significato, impressione e impatto visivo. La vicenda summenzionata posta innanzi il Tribunale di Milano riguardava la realizzazione ed esposizione di un progetto scultoreo che aveva quale riferimento opere di terzi i quali, successivamente, lamentarono una violazione dei propri diritti. Nonostante l'evidente rassomiglianza tra i lavori l'organo giudicante sostenne, citando anche decisioni statunitensi in materia, il distacco delle nuove creazioni rispetto all'opera "originaria" sia per le variazioni in termini di dimensioni, materiali e forme utilizzate ma anche, e soprattutto, per il significato attribuito alle nuove opere: nel lavoro originario il riferimento era alla desolazione dell'uomo innanzi alla guerra mentre, nel nuovo lavoro, il deperimento della donna era dovuto ai canoni della moda odierni di cui era vittima.

In termini di valutazione circa l'applicabilità del criterio trasformativo, di conseguenza, il fattore dirimente risulta essere l'intervenuto mutamento del significato, elemento che sarà determinante anche per il caso che ci apprestiamo ad analizzare.

La vicenda in esame coinvolse la Suprema Corte Svedese, la quale procedette ad un'analisi della vicenda partendo dall'articolo 4 del Swedish Copyright Act che, nei lavori preparatori, parla di adattamento nel caso in cui venga lasciata inalterata l'individualità e la forma dell'opera primaria. Per classificare, invece, un'opera come nuova ed indipendente deve manifestarsi quel distacco dell'opera nuova rispetto alla primaria tale da renderla originale. Stante il forte simbolismo del nuovo dipinto e il messaggio diffuso (la ricerca di un capro espiatorio da parte dei media e, più in generale, della società) la Suprema Corte stabilì l'indipendenza della nuova opera e, di conseguenza, la mancata violazione dei diritti del fotografo. Tale sentenza riconosce il criterio trasformativo in Svezia e determina facoltà interpretative "estensive" in capo ai giudici. Dall'analisi svolta dalla Suprema Corte emerge la necessità di sollevare una questione: una maggiore libertà interpretativa, come quella prevista dal Fair use statunitense, può condurre nel tempo ad una rivisitazione dei sistemi chiusi di limitazioni ed eccezioni?

Si ricorda che, nello stesso senso, si erano espressi i giudici in Germania nel caso "Laras Totcher"[1], romanzo di Alexander Mollin riferibile al contesto narrativo di Dr. Zhivago e inteso come prosecuzione della storia dei personaggi. Il criterio trasformativo e l'idea di utilizzare legittimamente un'opera di titolarità altrui come background per nuovi sviluppi creativi mostrano una crescente tendenza verso la ricerca di maggiore flessibilità nel contesto dei c.d. sistemi chiusi di limitazioni ed eccezioni nei sistemi.

Foto di Jonas Lemberger

Dipinto di Markus Andersson

Main source: IPKat.

 


[1] Federal Supreme Court (Bundesgerichtshof) 29.04.1999 Case No. I ZR 65/96 – "Laras Tochter". Il sequel.

 


Dott.ssa Francesca Di Lazzaro

Cultrice della materia "Diritto industriale e delle telecomunicazioni"