13 dicembre 2021
La pirateria online diminuisce, ma gli europei non rinunciano a consultare contenuti piratati
L'Ufficio europeo per la proprietà intellettuale (EUIPO) ha pubblicato il rapporto "Violazione del diritto d’autore online nell’Unione europea, 2017-2020, tendenze e determinanti" ("Online copyright infringement in the European Union music, films and tv (2017-2020), trends and drivers"), nel quale viene analizzato il consumo di contenuti che violano il diritto d'autore negli Stati membri dell'UE e nel Regno Unito per programmi TV, musica e film, utilizzando una varietà di metodi di accesso desktop e mobile, tra cui streaming, download, torrent e software di ripping.
Le relazione pubblicata dall'EUIPO ha rivelato che la pirateria digitale, misurata in base al numero medio di accessi mensili per utente di Internet ai siti web che violano i diritti d’autore, è diminuita del 34% nel 2020 rispetto all’anno precedente.
Lo studio si compone di due parti:
- un’analisi descrittiva dell’andamento del consumo di contenuti illeciti e
- un’analisi econometrica dei fattori che influenzano le differenze tra i tassi di pirateria dei diversi Stati membri dell’UE.
L’analisi si basa su una cospicua serie di dati sull’accesso a siti web che offrono musica, film e programmi televisivi piratati in tutti gli Stati membri dell'Unione Europea, tra gennaio 2017 e dicembre 2020. La serie di dati comprende oltre 240.000 aggregati per un totale di 133 miliardi di accessi. La conclusione principale della relazione è che la pirateria digitale è in calo per tutti i tipi di contenuti. Fatta eccezione per un aumento temporaneo della pirateria cinematografica nella primavera del 2020, il calo è continuato durante la pandemia di Covid-19: la pirateria è diminuita del 20% nel 2018, del 6% nel 2019 e del 34% nel 2020. Il Regno Unito è incluso nello studio perché era uno Stato membro dell’Unione Europea durante la maggior parte del periodo oggetto della relazione ed era incluso nella relazione precedente relativa al periodo 2017-2018.
L’accesso a contenuti piratati nell’UE si è dimezzato tra il 2017 e il 2020. Il calo è stato particolarmente evidente nella musica, con una riduzione dell’81% degli accessi a contenuti piratati. Nello stesso periodo la pirateria cinematografica è diminuita del 68% e quella televisiva del 41%.
Sono state riscontrate differenze significative tra gli Stati membri dell'UE.
Nel corso del 2020 l’utente medio di internet nell’UE ha effettuato l’accesso a contenuti che violano il diritto d’autore 5,9 volte al mese, tuttavia con delle differenze:
- per gli utenti lettoni la frequenza di accesso a siti illegali è stata quasi doppia, mentre per gli utenti polacchi è stata di 3,8 volte al mese;
- nel complesso, Austria, Finlandia, Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Polonia, Romania, Spagna e Regno Unito si sono attestati al di sotto della media dell’UE.
L’analisi econometrica della sezione 5 dello studio cerca di spiegare tali differenze tra gli Stati membri e nel corso del tempo.
A partire da una rassegna della letteratura esistente e delle fonti di dati disponibili, sono stati esaminati diversi fattori che potrebbero influenzare il consumo di contenuti piratati in un determinato paese. Tra i fattori socioeconomici, il grado di disuguaglianza e il livello di reddito pro capite sembrano avere l’impatto maggiore sul consumo di contenuti piratati: a parità di altri fattori, un reddito pro capite elevato e un basso grado di disparità di reddito sono associati a livelli inferiori di consumo illecito. Una maggiore accettazione della pirateria digitale è un altro fattore associato a un livello più elevato di consumo di contenuti piratati. Nei paesi con livelli di reddito e disuguaglianza simili, la pirateria tende a essere più elevata in quelli in cui una percentuale maggiore del pubblico considera la pirateria un’opzione accettabile qualora non sia disponibile un’offerta legale, soprattutto nel caso della pirateria musicale. La consapevolezza delle offerte legali sembra ridurre il consumo di contenuti piratati. Analogamente, anche il numero di piattaforme legali per film e canali televisivi riduce il consumo di contenuti piratati (questo effetto non può essere valutato nel caso della musica, perché il numero di piattaforme è rimasto stabile durante il periodo in quasi tutti i paesi).