17 febbraio 2020

La sfida del trasferimento tecnologico

L’articolo intitolato “Licensing Invention Patents: the Challenge of TTO’s”, pubblicato su “les Nouvelles” offre molti spunti di riflessioni per i TTO manager accademici, che hanno il compito di trasferire tecnologie al settore privato, ricavandone un equo ritorno economico.

È talvolta difficile coinvolgere i ricercatori universitari nelle attività di trasferimento tecnologico perché molti sono più interessati nella pubblicazione di articoli scientifici piuttosto che nella commercializzazione delle tecnologie.

Alcuni problemi che i TTO manager si trovano ad affrontare sono i seguenti:

  1. Trasferire i risultati della ricerca di base: instaurare collaborazioni con gruppi di ricerca applicata oppure stipulare accordi con aziende, trasferendo conoscenze su base non-esclusiva, potrebbero essere due soluzioni da applicare.
  2. La valutazione delle invenzioni è una delle sfide più difficili per i TTO manager, che solitamente ricevono invenzioni a livello concettuale (TRL=2), spesso con dati limitati e un potere commerciale incerto (quando non esiste ancora un mercato). Riporto questa frase che mi pare significativa: “No one knows the right percentage of disclosure that should be pursued and there is no sure way to pick “the right ones” (“the winning horses”).
  3. La ricettività verso il licensing-in da parte delle grandi aziende è piuttosto bassa. Esse non riconoscono il valore delle invenzioni accademiche, che quindi potranno essere valorizzate solo tramite la costituzione di start-up. Molte università hanno dovuto instaurare delle cause di contraffazione per costringere le aziende a prendere in licenza alcune tecnologie, che già utilizzavano.
  4. Profilare l’inventore per decidere se depositare una domanda di brevetto: la sfida dei TTO manager è quella di sviluppare una buona relazione con gli inventori, tracciare il loro profilo, cercando di capire se sono davvero interessati allo sviluppo e alla commercializzazione delle loro tecnologie.
  5. Depositare una domanda di brevetto senza una sufficiente descrizione e supporto, non è di alcun interesse per nessuno (forse solo per l’inventore) e dovrebbe essere considerata una perdita di risorse (e di tempo).
  6. Un ambito di tutela limitato è inutile: chiunque potrà aggirare facilmente l’invenzione. Gli inventori tendono a focalizzarsi sulle differenze delle loro invenzioni rispetto alla tecnica nota piuttosto che sull’impatto commerciale di queste differenze.
  7. Stadio di sviluppo: più è avanzato e maggiori sono le possibilità di licenziare la tecnologia. Molte tecnologie non hanno il livello di maturità che l’industria sta cercando.
  8. In alcuni casi le tecnologie sono così “disruptive” che le grandi aziende non vogliono assumersi il rischio di svilupparle. Creare una start-up può essere una soluzione.

Un consiglio degli autori che condivido è quello di monitorare periodicamente il portafoglio brevettuale, valutando quali brevetti mantenere e quali dismettere, evitando così di incorrere in inutili costi.

 


Massimo Barbieri

Technology Transfer Office (Politecnico di Milano)