7 febbraio 2014
Brevetti, la guerra contro i “patent trolls” unisce i rivali di sempre
C'è una cosa che, nonostante la rivalità, unisce i big della tecnologia mondiale: è la questione dei patent trolls. E' notizia di questi giorni che Google e Apple, alla testa di un gruppo di 15 aziende tecnologiche, hanno fatto richiesta alla Corte Suprema degli USA di una modifica del diritto processuale che consenta, a chi vince una causa in cui è accusato di violazione dei diritti di proprietà intellettuale, di rivalersi sul perdente per le spese legali sostenute.
Secondo gli auspici, l'introduzione di questa regola, servirebbe a scoraggiare dall'intraprendere una buona fetta cause legali, favorendo invece accordi stragiudiziali tra le parti.
Per capire la dimensione del problema, viene citato un rapporto della Casa Bianca che illustra come, solo nel 2012, oltre 100.000 aziende sono state denunciate per questioni relative ai brevetti.
Sicuramente tra questi ci saranno anche moltissimi casi di giuste rivendicazioni a tutela delle proprie invenzioni, ma secondo uno studio del Government Accountability Office, l'organo investigativo del Congresso USA, nel periodo 2007-2011 ben il 19% delle cause riguardanti contraffazione di brevetti sono state intentate da aziende identificabili come patent trolls.
La questione non è secondaria neanche per le multinazionali con fatturati enormi: Apple e Google in particolare, sono le due aziende che negli ultimi cinque anni hanno ricevuto il maggior numero di denunce di violazione di proprietà intellettuale.
Apple lamenta di dover ancora fronteggiare 228 accuse di violazione di rivendicazioni brevettuali e che per questo è costretta ad avere due avvocati dedicati in permanenza ad occuparsi di questi casi.