17 ottobre 2013
Iniziativa per estendere l'equo compenso per le copie private anche ai servizi di storage online
Una proposta, presentata in questi giorni dalla euro-parlamentare francese Francoise Castex, introduce ufficialmente nel dibattito europeo quello che già da qualche tempo è l'obiettivo dichiarato dalle collecting society, nonchè dagli editori: l'estensione del sistema dell'equo compenso ai servizi di cloud computing.
La proposta in questione evidenzia la necessità di valorizzare le economie che si fondano sui contenuti digitali: la digitalizzazione e la dematerializzazione - si legge nella proposta - se da un lato facilita la diffusione dei prodotti dell'industria culturale, dall'altro consentono l'elusione dei meccanismi consolidati che oggi procurano entrate sicure al movimento. Stiamo parlando dei circa 600 milioni di euro, stimati dalla Commissione europea, incassati per compensare i detentori dei diritti, delle copie private effettuate dagli utenti, dall'entrata in vigore della direttiva 2001/29/CE.
La contropartita da riconoscere ai consumatori - secondo la proposta - consiste in una possibile maggiore trasparenza nella gestione dei ricavati, nell'abbattimento dei sistemi DRM (Digital Rights Management), gli odiati "lucchetti" che limitano (sempre meno, a dire il vero, da quando Steve Jobs ne chiese l'eliminazione da tutta la musica digitale) il diritto alla copia per uso personale. Non da ultimo, si potrebbero regolamentare ed elencare esplicitamente i dispositivi e i servizi non destinati alla archiviazione di opere protette da diritto d'autore.
Ecco quindi il nocciolo della questione: "valutare l'impatto sul sistema della copia privata dell'uso delle tecnologie di cloud computing per la registrazione e la conservazione delle opere protette, e allo stesso modo determinare come queste copie delle opere protette effettuate per uso personale debbano essere prese in considerazione nei meccanismi di compensazione per la copia privata".
Ovviamente questa direzione che potrebbe prendere la tutela del diritto d'autore scontenta, d'altra parte, i produttori di tecnologia, i quali vedono in questo sistema di remunerazione per la copia privata un ostacolo all'espansione dell'uso della tecnologia finalizzata alla fruizione dei prodotti culturali.