20 febbraio 2014
Violazione del diritto d'autore, battuta d'arresto per Mediaset nella causa contro YouTube
Dalle pagine web del Fatto Quotidiano, l'avvocato Guido Scorza ci informa di una novità di un certo rilievo che riguarda la storica causa intentata da Mediaset nei confronti di Youtube (Google) che ebbe inizio nel 2008 a seguito del caricamento sul noto sito di self broadcasting di alcuni spezzoni della trasmissione "Il grande fratello" e successivamente ampliata sia nei contenuti contestati che nel risarcimento richiesto, passato nel frattempo da 500 milioni a circa 1 miliardo di euro.
La causa sembrava ormai avviata verso la condanna di Google ma ora, con un'ordinanza del 14 febbraio scorso, il Tribunale di Roma rimette tutto in discussione.
Infatti, con la suddetta ordinanza, la Corte afferma che prima di decidere in un senso o nell'altro, vuole "capire esattamente se e quando, in relazione a ciascuno dei video oggetto di contestazione, Mediaset abbia segnalato a YouTube in modo puntuale il carattere illecito di ogni singolo video".
Questo perché, recependo gli ultimi orientamenti della Corte di Giustizia dell’Unione Europea e in attuazione della direttiva europea in materia di commercio elettronico (si vedano i capoversi 46 e 47 del preambolo), risulta affermato il principio secondo il quale gli ISP (Internet service provider) e i gestori di servizi con contenuti generati dagli utenti (come nel caso di YouTube), hanno obblighi di rimuovere in modo tempestivo i contenuti protetti da diritto d'autore, solo se gli è stata segnalata la violazione in maniera circostanziata.
Da qui la decisione del Tribunale di esaminare caso per caso per chiarire se la segnalazione vi è stata e in tal caso se Google l'abbia ignorata.
Questa decisione, evidenzia l'avvocato Scorza, allinea l'Italia alla giurisprudenza europea in quanto, proprio nei giorni scorsi, la Corte d’Appello di Madrid ha confermato la sentenza di primo grado sfavorevole alla consociata spagnola di Mediaset, Telecinco, in una causa contro YouTube sostanzialmente analoga a quella italiana.
La Corte spagnola in particolare, esclude che chiedere l'accettazione di termini e condizioni di servizio agli utenti o la classificazione dei contenuti operata dal gestore, non valgono a ritenere esistente un controllo editoriale da parte dello stesso. Di più, occorre che il provider non abbia genericamente notizia dell'esistenza di contenuti illeciti, ma una conoscenza dettagliata e circostanziata dei contenuti che violano diritti altrui. Solo in questo caso il gestore deve attivarsi per la rimozione di tali contenuti e solo in questo caso la sua eventuale inerzia può far configurare una sua responsabilità diretta.