• Indicazioni geografiche e denominazioni di origine

20 gennaio 2020

La Cina e l’Unione Europea si accordano sulla registrazione reciproca di 100 + 100 indicazioni geografiche

di Roberto A. Jacchia e Marco Stillo

In data 6 novembre 2019, l’Unione Europea e la Cina hanno concluso un accordo bilaterale di protezione di 100 indicazioni geografiche (IG) europee[1] in Cina e di 100 IG cinesi[2] in territorio europeo da imitazioni ed usurpazioni. In termini di valore, il mercato delle indicazioni geografiche dell'Unione ammonta a circa 74,8 miliardi di euro, rappresentando complessivamente il 15,4% di tutte le esportazioni europee di prodotti alimentari e bevande.

Più particolarmente, la Cina è la seconda destinazione delle esportazioni agroalimentari nonché la seconda destinazione delle esportazioni di prodotti protetti come IG, con un volume che ha ormai raggiunto i 12,8 miliardi di euro[3].

Iniziata nel 2006, quella tra Unione e Cina è una partnership di lunga data che nel 2012 aveva visto il completamento del cosiddetto “10+10”, un progetto avviato nel luglio 2007 quando sia la Commissione Europea che l’Amministrazione generale per il controllo della qualità, le ispezioni e la quarantena cinese (General Administration of Quality Supervision, Inspection and Quarantine, AQSIQ)[4] avevano attivato la protezione di dieci IG di prodotti agroalimentari nei rispettivi territori[5]. L’accordo costituisce l’esito di trattative consolidatesi nel corso degli anni, con un percorso che in occasione del 21o vertice UE-Cina aveva visto entrambe le parti adottare una dichiarazione congiunta[6]. Nello specifico, Unione Europea e Cina avevano convenuto sulla necessità di i) mantenere relazioni eque, equilibrate e reciprocamente vantaggiose nel campo delle IG; ii) preservare il sistema commerciale internazionale e potenziare gli scambi e gli investimenti bilaterali; e iii) affrontare insieme le sfide globali e regionali contemporanee.

La normativa sulla protezione delle indicazioni geografiche[7] ha per obiettivo la tutela e la valorizzazione dei prodotti agroalimentari di marca, mediante la certificazione della provenienza del prodotto, che ne valorizza le caratteristiche ed i processi produttivi riconducibili al territorio d’origine. Il mercato cinese, con una classe media in aumento che apprezza i prodotti europei autentici, iconici e di alta qualità, rappresenta un’opportunità estremamente promettente per l’export delle bevande e dei prodotti alimentari europei.

L’ambito di applicazione dell'accordo, che dovrà essere approvato dal Parlamento Europeo e dal Consiglio, sarà esteso ad altre 175 indicazioni geografiche per parte quattro anni dopo l'entrata in vigore, prevista entro la fine del 2020.
 


[1] L'elenco comprende prodotti quali Cava, Champagne, Feta, Irish whiskey, Münchener Bier, Ouzo, Polska Wódka, Porto, Prosciutto di Parma e Queso Manchego. Per l’elenco completo si veda il seguente LINK.

[2] Ex multis la pasta di fagioli Pixian (Pixian Dou Ban), il tè bianco Anji (Anji Bai Cha), il riso Panjin (Panjin Da Mi) e lo zenzero Angiu (Anqiu Da Jiang). Per l’elenco completo si veda il seguente LINK.

[3] Per ulteriori informazioni si veda il seguente LINK.

[4] La AQSIQ è l’autorità competente in Cina per la gestione delle indicazioni geografiche.

[5] Per ulteriori informazioni si veda il seguente LINK.

[6] Per ulteriori informazioni si veda il seguente LINK.

[7] Regolamento (UE) n. 1151/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 novembre 2012, sui regimi di qualità dei prodotti agricoli e alimentari, GUUE L 343 del 14.12.2012.

 


Avv. Roberto A. Jacchia - Dott. Marco Stillo - Studio Legale De Berti Jacchia Franchini Forlani

Fonte: dejalex.com