1 febbraio 2021
Il diritto d'autore in Europa e gli effetti della pandemia di Covid-19: per la ripartenza le industrie culturali e ricreative giocano un ruolo fondamentale
A causa della pandemia di Covid-19, le Industrie culturali e creative (ICC) hanno perso 199 miliardi di euro, oltre il 30% del loro volume di affari nel 2020. La musica e le arti dello spettacolo registrano una contrazione del 75% e del 90%. È quanto emerge dal rapporto realizzato da Ernst & Young (EY) su incarico del Gruppo Europeo delle Società di Autori e Compositori (GESAC) di cui fa parte anche la SIAE.
Qual era la situazione economica delle industrie culturali e creative (ICC) prima della crisi COVID-19? Che impatto ha avuto la crisi sulle attività delle ICC e sui livelli di occupazione? E quali sono le priorità del settore per proteggersi dalle conseguenze più gravi della crisi, per tornare a crescere e potenziare il valore che riveste nell’economia europea? A questi quesiti ha cercato di fornire una risposta il rapporto "Rebuilding Europe - The cultural and creative economy before and after the COVID-19 crisis" realizzato da Ernst & Young (EY) e pubblicato nel gennaio 2021.
Marc Lhermitte, di Ernst & Young, ha provato così spiegare la situazione:
"Il 35% delle entrate, soprattutto in diritti d'autore, è stato perso a causa delle chiusure e dei ritardi di produzione. E questo effetto, questa conseguenza economica, durerà anche per il 2021-2022. Significa l'impossibilità di investire, di investire nella creazione e nell'innovazione: è un mondo indipendente, fatto di piccole imprese e di artisti, di individui ... E la capacità di creare e di guadagnarsi da vivere sarà molto più dura negli anni a venire".
Lo studio pubblicato fotografa attraverso i dati la vivacità dell’economia culturale e creativa europea prima della pandemia assieme ai devastanti effetti delle misure restrittive a seguito dell’emergenza sanitaria. Esso, inoltre, traccia una serie di raccomandazioni per potenziare le ICC, in modo tale che diventino una forza trainante per la ripresa e il rilancio dell’economia europea.
Nel 2019, le ICC rappresentavano il 4,4% del PIL dell’UE in termini di volume d’affari, con incassi annui di 643 miliardi di euro ed un valore totale aggiunto pari a 253 miliardi di euro. Le ICC erano anche uno dei settori con più posti di lavoro in Europa: impiegavano più di 7,6 milioni di persone, un numero 8 volte superiore rispetto a quello del settore delle telecomunicazioni.
Con un tasso annuale del +2,6% dal 2013, le ICC crescevano molto più velocemente della media UE (+2%), riportando un surplus nella bilancia commerciale per i beni culturali pari a 8,6 miliardi di euro (secondo le ultime cifre disponibili), a riprova del ruolo centrale dell’Europa come potenza culturale nell’economia mondiale. Il settore inoltre presentava uno scenario favorevole anche in termini di innovazione tecnologica, diversità di genere e impiego dei più giovani.
Con l’emergenza Covid-19, secondo lo studio in esame, le ICC hanno subito un impatto persino peggiore dell’industria del turismo, e solo di poco inferiore al danno subito dall’industria del trasporto aereo. Le ICC hanno registrato perdite per oltre il 30% del loro volume di affari nel 2020 – una perdita aggregata di 199 miliardi di euro – con la musica e le arti dello spettacolo che hanno riportato una contrazione pari, rispettivamente, al 75% e al 90%.
Considerato il contributo cruciale delle industrie culturali e creative all’intera economia europea e il potenziale che esse hanno per risollevare l’UE dalla crisi, lo studio arriva alla conclusione che il settore dovrebbe essere centrale negli sforzi di ripresa dell’Europa e raccomanda un approccio in tre direzioni: “finanziamento, potenziamento, valorizzazione”. Il report suggerisce un massiccio finanziamento pubblico e la promozione dell’investimento privato, un quadro legale solido che crei le condizioni necessarie a rivitalizzare l’economia creativa e salvaguardare la sua crescita a lungo termine e di fare leva sulla capacità delle ICC e dei talenti creativi individuali per stimolare il progresso sociale.
Mentre il report raccoglie editoriali e messaggi quali quelli del Presidente dell’Europarlamento David Sassoli e della Commissaria Europea Mariya Gabriel, la sua pubblicazione ha ispirato la creazione di una delegazione unificata che, su iniziativa del GESAC, ha incontrato soggetti politici di alto livello il giorno stesso del lancio dello studio, tra cui figurano il Vice-Presidente della Commissione Europea Dombrovskis, i Vice-Presidenti Schinas e Šuica, e i Commissari Breton, Gentiloni e Schmit. La delegazione include rappresentanti del mondo delle ICC ed è guidata dall’ambasciatore culturale Jean-Michel Jarre.
“La cultura e l’eredità culturale europea, così varia e ricca, è il cemento che sostiene il nostro comune senso di appartenenza all’Europa - ha dichiarato David Sassoli, Presidente del Parlamento Europeo - Dobbiamo pensare alla cultura non soltanto come uno dei nodi centrali per la ripresa, ma anche come una componente fondamentale per costruire il mondo che verrà dopo il Covid-19, un mondo in cui i legami interpersonali devono essere riallacciati. Il Parlamento Europeo fin dall’inizio si è reso conto degli effetti drammatici della pandemia da Covid-19 sul settore culturale e creativo e ha lottato con le unghie e con i denti per aumentare il budget destinato alla cultura nel piano finanziario pluriennale”.
Lo studio esamina i 10 settori centrali delle industrie culturali e creative: Pubblicità, Architettura, Audiovisivo, Libri, Musica, Giornali e riviste, Arti dello spettacolo, Radio, Videogiochi e Arti visive.
A conclusione delle approfondite ricerche e interviste condotte da EY, e sulla base delle opinioni degli esperti e delle organizzazioni rappresentative delle ICC, sono state identificate le seguenti sfide prioritarie per il piano di ripresa e crescita dell’economia creativa:
- Sfida 1 - “Finanziamento”: stanziare ingenti finanziamenti pubblici e promuovere investimenti privati nei confronti delle imprese culturali e creative, delle organizzazioni, degli imprenditori e dei creatori, due leve indispensabili per sostenere e accelerare la ripresa e la trasformazione;
- Sfida 2 . “Potenziamento”: promuovere l’offerta culturale diversificata dell’UE, assicurando un quadro legale solido che consenta lo sviluppo degli investimenti privati nella produzione e nella distribuzione, creando le condizioni necessarie per un adeguato ritorno sull’investimento per le imprese e garantendo un reddito adeguato ai creatori;
- Sfida 3 - “Valorizzazione”: usare le ICC - e il potere moltiplicato dei loro milioni di talenti collettivi e individuali - come grandi acceleratori di transizioni sociali ed ambientali in Europa.
La crisi Covid-19 avrà un impatto enorme e duraturo sull’intera catena di valore delle ICC. La sostenibilità finanziaria dei soggetti - sia creatori che imprese - e delle aziende ICC nel settore pubblico e privato è compromessa dall’aumento dei costi, dai ripetuti ritardi, dalla ristrettezza dei flussi di cassa dovuta all’interruzione delle attività e dall’incertezza sul ritorno a condizioni economiche e sanitarie accettabili. La gravità della crisi è testimoniata, ad esempio, dal crollo di circa il 35% dei diritti riscossi dalle organizzazioni di gestione collettiva (OGC) per conto degli autori e degli artisti, i cui incassi saranno ridotti drasticamente nel 2021 e 2022. D’altronde, nella maggior parte dei settori la spesa dei consumatori per prodotti digitali non compensa la perdita degli incassi generati dalle vendite di prodotti fisici (libri, videogames, giornali, ecc...) e dagli eventi. Nel settore della musica, le vendite di prodotti fisici (CD e vinili) registreranno un calo del 35%, mentre si prevede che gli incassi digitali per l’industria discografica aumentino solo dell’8%. Gli stessi trend valgono per i film, visto che le stime indicano un crollo degli incassi generati dalle sale cinematografiche europee nel 2020 pari, finora, al -75%. In assenza di un riavvio significativo, nel 2021, delle attività di produzione e di distribuzione offline e di promozione, la capacità delle ICC di mantenere e di aumentare gli investimenti in nuovi progetti, creazione ed innovazione, sarà seriamente compromessa.