28 settembre 2020

L’influenza dei “Patent troll” sulla crescita delle startup

I cosiddetti “Patent troll” sono società, che acquisiscono brevetti[1] da privati, università e aziende (magari per un periodo di tempo limitato) non per produrre e commercializzare prodotti ma per acquisire royalty da ignari startupper, ai quali viene segnalata una presunta contraffazione e viene proposta o la sottoscrizione di un contratto di licenza o, in caso di non accettazione, la citazione in giudizio.

Le startup ad elevato contenuto tecnologico (soprattutto nel settore ICT) sono un bersaglio facile dei “troll”, perché possiedono limitate risorse finanziarie e poca esperienza.

Inoltre, gli startupper devono dedicare tempo per verificare se effettivamente sussiste una contraffazione, tempo prezioso sottratto alla loro attività principale, che è quella di portare il loro prodotto sul mercato.

La validità, poi, dei brevetti sul software è tutta da dimostrare ma il costo di una causa legale negli USA è talmente cospicuo da far prendere in considerazione un accordo tra le parti.

L’attività dei troll ha un notevole impatto sull’operatività di una startup e può condurre a ritardi o addirittura alla sospensione di un’attività di business, con conseguente perdita di valore dell’azienda.

Alcuni ricercatori statunitensi hanno analizzato questo fenomeno, in un articolo[2] pubblicato sul “Journal of Financial Economics”, sostenendo che effettivamente le azioni intraprese dai “Patent troll” hanno un effetto negativo sulla crescita delle startup, sulla loro capacità di creare nuova occupazione, di innovare ma anche di acquisire capitali di ventura.

L’adozione di una legislazione ad hoc per limitare l’azione dei “Patent troll” in alcuni Stati degli USA e di politiche a favore delle startup, ha portato ad un incremento del 4,4% dei posti di lavoro, ad un aumento dell’innovatività e dell’attività di brevettazione.

Infine, la riduzione del rischio imposto dai “Patent troll” ha reso più attrattivo l’investimento in startup da parte dei VC.

 

[1] Soprattutto brevetti sul software

[2] L’articolo è anche disponibile gratuitamente su SSRN

 


Massimo Barbieri

Technology Transfer Office (Politecnico di Milano)