10 gennaio 2022
Le ricerche brevettuali negli articoli scientifici
Capita spesso di leggere rassegne scientifiche su svariati temi dove, oltre ad un’approfondita analisi della letteratura scientifica, gli autori si cimentano anche in quella brevettuale.
Solitamente la ricerca dei brevetti viene basata su metodologie pianificate in modo approssimativo e non tenendo conto di alcuni aspetti peculiari del sistema brevettuale (per esempio la differenza tra domanda di priorità e pubblicazione).
In un recente articolo sulla bio-stampa 3D, gli autori hanno sì svolto un eccellente lavoro sulla documentazione scientifica ma non sul reperimento di quella brevettuale.
La ricerca è stata effettuata su Espacenet, senza specificare né le parole chiave utilizzate né in quali campi, ottenendo 309 risultati (pochi, considerando che il settore ha avuto un ingente sviluppo negli ultimi cinque anni e che il numero di articoli scientifici individuati è stato pari a 9.314).
La ricerca, invece, condotta sulla banca dati Orbit, con una strategia comprendente sia parole chiave sia codici di classificazione, ha fornito un numero decisamente superiore di risultati: 3.681 (https://zenodo.org/record/5813335#.YdLOhi9aZ7M). Questo cambia ovviamente l’esito dell’analisi brevettuale, da cui risulta che il divario tra Cina e USA non è così grande.
In un altro articolo, il cui obiettivo era l’analisi delle tendenze di brevettazione in alcuni settori dell’energia (conversione termochimica di biomasse, batterie a ioni di litio e produzione di idrogeno mediante elettrolisi dell’acqua), la ricerca è stata effettuata mediante una combinazione di parole chiave (nel titolo o al massimo nel titolo e nel riassunto) e di codici di classificazione (CPC).
I codici IPC non sono stati presi in considerazione; questo significa trascurare un certo numero di brevetti (originati soprattutto in Asia) a cui è stato attribuito solo uno o più simboli IPC (in questo articolo spiego quanto può essere rilevante questa differenza nel settore delle nanotecnologie: https://www.soc.chim.it/sites/default/files/chimind/pdf/2021_5_5233_on.pdf), nonché le pubblicazioni più recenti (solitamente un documento è classificato sulla base di codici CPC alcuni mesi dopo la pubblicazione).
Anche nell’articolo sulle tecnologie per la riduzione degli effetti dei cambiamenti climatici, il limite dello studio è la selezione dei brevetti basata solo sulla classificazione CPC Y02A, che è anche una sezione che non ha una corrispondenza nell’IPC ed è utilizzata solo per classificare l’informazione considerata come aggiuntiva.
Concludo con un articolo che riguarda i recenti sviluppi tecnologici sulla cattura di CO2 mediante sistemi biologici. L’analisi della letteratura brevettuale per queste particolari tecniche è stata effettuata attraverso parole chiave e codici di classificazione CPC (Y02C, B01D, C12), in particolare sui seguenti sottogruppi: B01D 2257/504 e B01D53/84, Y02C 10/04 e Y02P 20/59.
Gli autori avrebbero dovuto considerare i codici IPC associati ai documenti identificati sulla base dei codici CPC per rendere la ricerca più completa.
Ci sono ovviamente anche scritti realizzati con un approccio rigoroso, come questo articolo che riguarda i catalizzatori nelle reazioni di idrogenazione o in questo sulla produzione di idrogeno.
Massimo Barbieri
Technology Transfer Office (Politecnico di Milano)
Referente TTO per le invenzioni dei dipartimenti CMIC ed Energia