
angolo del professionista
3 marzo 2025
Deepseek come Chat GPT? Qualcosa non quadra…
di Davide Anselmi
Deepseek o Chat GPT? La sfida passa (anche) dalla Proprietà Intellettuale
Recentemente gira voce che il tanto nominato Software di AI, DeepSeek, abbia utilizzato dei modelli di addestramento di Open AI per raggiungere più facilmente gli stessi risultati di Chat GPT. Sarà vero? Vediamo di analizzare la situazione con uno sguardo alla proprietà intellettuale.
DeepSeek ha recentemente scosso il mondo delle chatbot basate sull’intelligenza artificiale in quanto ha superato il rivale ChatGPT, della Statunitense OpenAI, nella lista dei download gratuiti negli store digitali, sia in Cina che negli USA.
In particolare, sorprende che DeepSeek, riconducibile alla start-up cinese High-Flyer, abbia ottenuto apparentemente analoghe prestazioni di computazione del rivale americano, ma utilizzando chip con capacità di calcolo inferiori e con un investimento nettamente più basso. Ovviamente questi dati sono tutti da verificare.
Deepseek e Chat GPT: il confronto in numeri
Vediamo un confronto nello specifico dei dati principali:
Caratteristica |
Deep Seek |
Chat GPT |
Chip usati |
2000 chip Nvidia H800 |
30000 chip Nvidia H100 |
Spesa |
Circa 5 mln dollari |
Oltre 100 mln di dollari |
Tempo di addestramento |
Circa 55 giorni |
Circa 35 giorni |
In questo confronto va fatto notare che i chip Nvidia H800 presentano prestazioni inferiori rispetto agli Nvidia H100. Tra le altre, questi ultimi erano stati bloccati da ordinanze nazionali per l’esportazione verso Oriente, proprio per evitare che la Cina potesse disporre della stessa potenza di calcolo americana.
Ciononostante, i cinesi con questo nuovo chatbot di AI hanno dimostrato di essere riusciti comunque a pareggiare (e forse a superare?) i rivali statunitensi.
Tutto questo accade nel contesto politico in cui, il neo Presidente USA Dondald Trump, appena insediatosi alla Casa Bianca, ha annunciato investimenti per 500 miliardi di dollari verso le società che sviluppano strumenti di AI. Pertanto, il tema appare essere molto importante.
Copyright e tutela del software: la battaglia della Proprietà Intellettuale
Ora veniamo alle questioni relative alla proprietà intellettuale.
Sembra che DeepSeek abbia utilizzato una tecnica chiamata “distillazione” nei confronti dei modelli di OpenAI; un processo in cui vengono utilizzati modelli più potenti per migliorare l’efficienza di software “più piccoli”. Sebbene questo metodo sia comune nel settore, OpenAI ritiene che l‘azienda cinese abbia violato i termini della propria piattaforma creando la propria AI competitiva.
Tuttavia, parlare di “furto di proprietà intellettuale” da parte di DeepSeek nei confronti di OpenAI può essere fuorviante in quanto sarebbe necessario capire se i cinesi hanno copiato o riprodotto anche parte del codice.
Dal punto di vista del diritto d’autore va infatti notato che la tutela sul software è principalmente confinata alla forma espressiva di quest’ultimo (tipicamente il codice sorgente) o comunque alla riproduzione, totale o parziale del programma con qualsiasi mezzo.
Se, al contrario, DeepSeek dimostrasse di essere stato realizzato con nuovo codice (per quanto ispirato all’altro) la questione della mera copiatura del software potrebbe venire meno.
Ciò che rileva maggiormente riguarda, semmai, la violazione dei termini d’uso di OpenAI. Infatti, a livello “contrattuale” si legge chiaramente che negli stessi Termini d’Uso di Open AI viene espressamente previsto che è vietato l’utilizzo degli output per sviluppare modelli concorrenti, estrarre automaticamente o in modo programmatico dati o output, nonché è vietata la cosiddetta pratica di reverse engineering dei propri sistemi.
Pertanto, se OpenAI dovesse dimostrare che DeepSeek ha utilizzato i propri modelli di addestramento (fatto che rimane molto difficile da provare) si configurerebbe una situazione di violazione contrattuale. Rimane tutto da vedere.
In ogni caso, gli americani non staranno di certo con le mani in mano e nei prossimi periodi si prospettano battaglie legali.
DeepSeek, un marchio già registrato in USA
Inoltre, sembra che proprio in USA vi siano guai anche sul fronte della registrazione del marchio DeepSeek.
Qualche settimana fa, DeepSeek ha presentato una domanda presso l’Ufficio Brevetti e Marchi degli Stati Uniti (USPTO) per registrare il marchio delle sue applicazioni, prodotti e strumenti AI. Ma è arrivata un po’ troppo tardi.
Sembra infatti che poco prima, un’altra azienda statutinitense, avesse già richiesto il marchio “DeepSeek”: si tratta una società con sede nel Delaware, chiamata “Delson Group Inc.”.
Delson Group sostiene di aver venduto prodotti AI con il marchio DeepSeek fin dall’inizio del 2020. Il CEO di Delson Group, tra l’altro, è di origini cinesi e si chiama Willie Lu. Lu sembra aver trascorso la maggior parte della sua carriera nel settore delle telecomunicazioni, pertanto potrebbe essere veritiero che Delson abbia utilizzato il marchio sin da prima della nascita della chat DeepSeek.
Conclusioni
Ad ogni modo, le opzioni di DeepSeek a questo punto sono piuttosto limitate. Secondo la legge statunitense, infatti, il primo utilizzatore di un marchio è generalmente considerato il legittimo proprietario, a meno che non si possa provare che il marchio è stato registrato in malafede.
Naturalmente, DeepSeek potrebbe sempre tentare di ottenere un accordo di coesistenza, se potesse dimostrare di operare in ambiti dell’AI diversi da Delson Group.
Nel frattempo, in Italia, l’applicazione DeepSeek è stata bloccata. Infatti, il Garante per la protezione dei dati personali ha comunicato di aver “disposto, in via d’urgenza e con effetto immediato, la limitazione del trattamento dei dati degli utenti italiani nei confronti di Hangzhou DeepSeek Artificial Intelligence e di Beijing DeepSeek Artificial Intelligence, le società cinesi che forniscono il servizio di chatbot”. Detto altrimenti, significa che tali società potrebbero violare il GDPR e quindi sono state preventivamente inibite.
Insomma, sicuramente DeepSeek non avrà vita facile fuori dai confini cinesi. E siamo solo all’inizio…
Ing. Davide Anselmi
Bugnion S.p.a.