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23 giugno 2014

Equo compenso, firmato il decreto che aggiorna le tariffe per la copia privata sui dispositivi tecnologici

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Il 20 giugno scorso, con un comunicato sul sito del Ministero del beni culturali, il ministro Franceschini informa di aver firmato il decreto ministeriale che aggiorna per il prossimo triennio il compenso per la riproduzione privata di fonogrammi e di videogrammi previsto dalla legge sul diritto d’autore.

A seguito delle numerose polemiche susseguitesi nei mesi passati, il ministro ha tenuto a precisare che:

Parlare di tassa sui telefonini è capzioso e strumentale: il decreto non introduce alcuna nuova tassa ma si limita a rimodulare ed aggiornare le tariffe che i produttori di dispositivi tecnologici dovranno corrispondere (a titolo di indennizzo forfettario sui nuovi prodotti) agli autori e agli artisti per la concessione della riproduzione ad uso personale di opere musicali e audiovisive scaricate dal web. Un meccanismo esistente dal 2009 che doveva essere aggiornato per legge.

Prosegue il ministro:

Ho applicato doverosamente una norma di legge vigente: è dal 2012 che le tabelle sull’equo compenso attendevano di essere aggiornate. E ho anche ricostituito il tavolo tecnico che dovrà monitorare l'evoluzione e le tendenze del mercato e che, entro 12 mesi, verificherà lo stato di applicazione di questo provvedimento. Governo e parlamento dovranno adesso riflettere sulla necessità di adeguare la norma di legge ai cambiamenti tecnologici e di mercato, in parte già avvenuti e in parte prevedibili

Il ministero ha corredato il comunicato con una tabellina che dovrebbe, come dice il titolo, confrontare le tariffe con quelle dell'UE:

In realtà si può notare come il paragone sia soltanto con Francia e Germania e come tra l'altro i dati tedeschi siano incompleti: un pò poco, considerando anche che il sondaggio commissionato dal precedente ministro dal quale emerge come l'abitudine di fare una seconda copia di un'opera acquistata è ormai molto modesta e, oltretutto, riguarda soprattutto i personal computer mentre in misura minore gli altri dispositivi elettronici come tablet e smartphone.

 

AGGIORNAMENTO DEL 24/6/14

A pochi giorni dalla firma del decreto in questione, Altroconsumo ha annunciato di voler ricorrere al TAR e ha lanciato una raccolta di firme per chiedere l'annullamento del provvedimento. Ecco il comunicato pubblicato sul sito dell'associazione consumatori:

Il ministro per i Beni e le Attività Culturali Franceschini ha firmato il decreto che aumenta l’equo compenso, un sovrapprezzo su svariati dispositivi tecnologici, destinato ad arricchire di fatto solo le casse della Siae. Ma noi non ci fermiamo: ricorreremo al Tar per annullare questo ennesimo regalo alla Siae pagato coi soldi dei cittadini. Si tratta di una vera e propria tassa su smartphone e tablet che passano entrambi a 4 euro, e che andrà ad appesantire la spesa dei consumatori italiani per dispositivi e strumenti tecnologici per oltre 100 milioni di euro all'anno. Sostienici in questa battaglia e firma la nostra petizione.
Il meccanismo dell'equo compenso per copia privata è obsoleto e ingiusto: i consumatori che acquistano musica e film legalmente da piattaforme online, pagano infatti già a monte i diritti d'autore per poterne fruire (e fare copie) su un certo numero di supporti: è dunque profondamente ingiusto che debbano pagare una tassa anche sui supporti, trovandosi così a pagare due volte.
Inoltre, il precedente ministro Bray, anche grazie alle prime 10 mila firme della nostra petizione, aveva commissionato un’indagine ad hoc sulle abitudini dei consumatori per verificare se davvero le copie private di opere musicali e cinematografiche fossero cresciute negli ultimi tre anni tanto da legittimare addirittura un aumento di ben 5 volte l’equo compenso, come ha preteso la Siae. Questa indagine, resa pubblica,ha dimostrato che solo il 13% dei consumatori fa effettivamente copie private e di questi solo 1 terzo usa smartphone e tablet per archiviarle, per cui se proprio deve essere aggiornato l’equo compenso va sensibilmente ridotto.
Ma qual è il motivo di questa tassa? Risarcire la Siae (e gli autori e gli editori che rappresenta) per i "mancati introiti" derivanti dalle copie private di canzoni, film e quant’altro coperto da diritto d’autore. Copie private che vengono in genere conservate nelle memorie di massa (hard disk, chiavette, cd vergini…) e in tutti i dispositivi in grado di immagazzinare dati: da qui l’idea di tassare questi dispositivi. Si chiama “equo compenso” e si tratta di soldi che la Siae dovrebbe ridistribuire ad autori ed editori, ma che (come sappiamo) vanno soprattutto agli artisti più noti e importanti (ovvero a chi di fatto non ha davvero bisogno di soldi); gli altri prendono poco o nulla.
Per queste ragioni, la battaglia di Altroconsumo non si ferma qui ma continua al TAR per l'annullamento di questo decreto illogico, illegittimo, contrario agli interessi dei consumatori e contro lo sviluppo dell'innovazione tecnologica, chiediamo a tutti i consumatori che in 20.000 sul nostro sito e in 60.000 sulla piattaforma Change.org hanno firmato le nostre petizioni, di continuare a supportare la nostra azione.
Non è un caso che nel più ampio dibattito circa la riforma della Direttiva sul Copyright si sia aperta una discussione in Europa sulla revisione dell'equo compenso per copia privata, considerato da più parti un meccanismo rozzo ed obsoleto. Alla vigilia del semestre italiano di presidenza europea ci aspettavamo che il Governo Renzi, che si dichiara a favore della modernizzazione e dell'innovazione del Paese, avrebbe fatto proprie queste proposte di riforma e invece, al contrario, ha aumentato le tariffe nonostante tutti gli indicatori deponessero a favore di una riduzione e ha così introdotto una tassa odiosa sulla tecnologia sul vecchio solco dell'equo compenso. Se è vero che ci sono Paesi in Europa, come Francia e Germania, dove esiste una tassa analoga (e dove l'equo compenso pesa di più che da noi), è vero che esistono Paesi dove non si è mai pagato nulla (come nel Regno Unito), e Paesi che lo hanno da poco eliminato (come la Spagna). In ogni caso un paragone veritiero andrebbe operato sulla media di tutti i 23 Paesi europei dove esiste l'equo compenso.

 

AGGIORNAMENTO DEL 28/6/14

Non si è fatta attendere la reazione di Confindustria digitale il cui presidente Elio Catania, ha dichiarato che il decreto appena approvato (che, ad oggi, non è ancora stato pubblicato)

non riflette l'evoluzione delle tecnologie e le mutate abitudini di consumo, oltre ad essere un aumento del 150 per cento rispetto al 2013. I consumatori italiani privilegiano l'uso delle tecnologie più avanzate, come risulta anche da un sondaggio commissionato dall'ex ministro della Cultura Bray, in particolare lo streaming e il cloud storage, per i quali i diritti d'autore e di copia sono corrisposti ai titolari dai gestori delle piattaforme digitali, mentre la copia privata è ormai un fenomeno residuale.
Con gli aumenti previsti il compenso per copia privata 2014 arriverebbe a costituire il 22 per cento degli incassi complessivi annui legati al diritto d'autore in Italia (678 milioni le stime per quest'anno). In questo modo la funzione del compenso da copia privata da residuale, come previsto dalla legge, diventa una componente sostanziale, assumendo il carattere di vero e proprio sussidio verso l'industria della cultura.