10 settembre 2024
Copie-parodia delle sneaker, accordo fra Vans e collettivo d’arte newyorkese
Vans difende i diritti sul suo modello di sneaker Old Skool contro il collettivo d’arte MSCHF, che ha modificato il modello di calzatura commercializzandolo con il nome Wavy Baby e rivendicando la natura parodistica dell’operazione; la disputa si conclude con un accordo fra le parti, seguito da un’ingiunzione permanente del Tribunale di New York che vieta al collettivo di riprodurre i marchi e i modelli Vans.
Si è concluso qualche giorno fa il contenzioso dinanzi al Tribunale federale di New York riguardante un modello di scarpa da ginnastica (sneaker) molto noto prodotto dalla società statunitense Vans.
|
Fonte dell’immagine: Complaint at 4, Vans, Inc. et al v. MSCHF Product Studio, Inc., Docket No. 1:22-cv-02156 (E.D.N.Y. Apr 14, 2022). |
La Vans aveva agito in giudizio nell’aprile del 2022 contro MSCHF, un collettivo newyorkese di arte concettuale che dichiara di occuparsi di “moda, tecnologia e capitalismo esprimendo attivamente un atteggiamento critico contro la cultura di massa e le attività corporate”. Il nome MSCHF è una contrazione del termine inglese mischief, traducibile in italiano come “marachella” o “misfatto”.
Il collettivo aveva prodotto e commercializzato una scarpa da ginnastica denominata Wavy Baby, basata sul modello Old Skool della Vans, ma con una struttura e linee esageratamente ondulate. Il collettivo aveva venduto oltre 4000 esemplari delle scarpe Wavy Baby, esaurendone tutta la produzione in un solo giorno.
Su richiesta della Vans il tribunale aveva concesso una misura cautelare, fondata sui diritti sul marchio e sugli elementi distintivi del modello di calzatura originale, che vietava l’ulteriore produzione e commercializzazione del prodotto incriminato.
Il collettivo si era opposto alla misura invocando la tutela per le opere d’arte in cui compaiono marchi registrati di proprietà di terzi sancita dal primo emendamento della costituzione statunitense, sostenendo che il modello modificato avesse una valenza parodistica della sneaker culture e non fosse stato prodotto per essere indossato – motivazioni tutte respinte dal tribunale.
MSCHF aveva presentato ricorso dinanzi alla corte d’appello competente, la quale aveva stabilito che il modello di scarpa incriminato non possedeva i requisiti per godere della tutela del primo emendamento e che l’intenzione parodistica non annullava il rischio che la scarpa Wavy Baby confondesse i consumatori circa la vera origine del prodotto.
La vicenda si è finalmente conclusa con un accordo tra le parti in causa, trasmesso al Tribunale federale di New York il 20 agosto 2024, nel quale MSCHF riconosce i diritti di proprietà intellettuale della Vans sul modello e sui marchi utilizzati per il modello Wavy Baby.
Il tribunale ha di conseguenza emesso un’ingiunzione permanente che vieta al collettivo di produrre, importare o vendere il modello di calzatura Wavy Baby, di violare i diritti di proprietà intellettuale della Vans e di fare dichiarazioni fuorvianti o intraprendere altre azioni che possano indurre il pubblico a stabilire una connessione fra la Vans e il collettivo stesso.
I contenziosi giudiziari possono concludersi con un accordo fra le parti in causa anche grazie al ricorso a forme alternative di risoluzione delle dispute (Alternative Dispute Resolution o ADR): negoziare una soluzione stragiudiziale può presentare diversi vantaggi, il più ovvio dei quali è quello di evitare i costi di un contenzioso legale prolungato.
Nel caso di brand noti, nella scelta della ADR può pesare la volontà di scongiurare il possibile impatto sul brand stesso della percezione negativa che il pubblico di riferimento può avere della lite stessa, soprattutto quando fra le parti in causa esiste una notevole disparità di dimensione e conseguentemente una disparità di risorse da dedicare alle spese legali.
L’ADR, fra l’altro, permette alle parti di adottare soluzioni creative e di compromesso che potrebbero non essere disponibili in un contesto giudiziario, più formale e rigido.
Società Italiana Brevetti
Fonte: www.sib.it