di Roberto A. Jacchia e Marco Stillo
Gli enormi progressi in ambito medico-scientifico riscontrati negli anni recenti sono andati di pari passo con l’incremento esponenziale dei costi di ricerca, sviluppo e sperimentazione, e le imprese farmaceutiche hanno comprensibilmente sempre più investito in principi attivi e medicinali per il trattamento delle patologie più diffuse, e perciò destinate a grandi platee di pazienti coperti dai sistemi assicurativi e previdenziali pubblici e privati. Per contro, le patologie a bassa diffusione (c.d. malattie rare) tendono, in una prospettiva commerciale, ad essere meno attraenti perché poco remunerative per gli investitori. Tuttavia, nelle ultime due decadi l’Unione Europea ha intrapreso diverse iniziative intese ad offrire degli incentivi specifici per stimolare la ricerca e lo sviluppo dei c.d. “medicinali orfani”, appunto deputati al trattamento delle malattie rare, che diversamente l’industria farmaceutica avrebbe scarso interesse a produrre in ordinarie condizioni di mercato.