di Luca Rinaldi e Eleonora Maroni
Lo scorso 15 novembre, la Corte di Cassazione italiana, sulla scia di una recentissima giurisprudenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, ha ammesso che, in materia di trattamento dei dati personali, al fine di tutelare il c.d. “diritto all’oblio”, il gestore di un motore di ricerca possa essere destinatario di un ordine del Garante per la protezione dei dati personali che imponga di rimuovere o disabilitare l'accesso a contenuti illeciti da tutte le versioni del motore di ricerca, ovunque nel mondo il gestore operi. Ciò previo bilanciamento tra il diritto della persona interessata alla tutela della sua vita privata e alla protezione dei suoi dati personali e il diritto alla libertà d’informazione.