Non dovrebbero essere ammesse come parodia, e gli autori dell’opera con il cui ausilio si dà forma alla parodia sono legittimati ad eccepirlo, "le alterazioni dell’opera originale che, nella forma o nella sostanza, trasmettano un messaggio radicalmente contrario alle convinzioni più profonde della società, sulle quali in definitiva si costruisce, e in definitiva vive, lo spazio pubblico europeo". Questo è quanto si legge nelle conclusioni presentate dall’Avvocato Generale alla Corte di Giustizia dell'Unione Europea il 22 maggio 2014 nella causa C-201/13.








